venerdì 24 luglio 2015

MUSCOLI e Basta

Giovedì 2 luglio nell'oratorio San Giorgio di Mercurago si è tenuta la seconda seduta del nuovo Consiglio Comunale, iniziativa sicuramente apprezzabile e gradita per il valore aggiunto alla tradizionale manifestazione del Palio dei Rioni in pieno svolgimento nella frazione aronese.

Nel corso della seduta, oltre a definire l'assetto organizzativo dell'Amministrazione eletta al 31 maggio, è stato approvato il bilancio di previsione dell'anno 2015 e quello pluriennale del triennio 2015-17 ed una modifica al regolamento interno del Consiglio comunale.

Aldilà dell'esito della votazione sui singoli punti in discussione, scontato almeno per la maggioranza ancor prima che iniziasse la discussione, siamo rimasti sorpresi per i bicipidi mostrati sulla modifica del regolamento senza che ve ne fosse bisogno, stante fra l'altro il ridotto numero di gruppi consiliari.

Appagati dall'esito elettorale del 31 maggio avrebbero dovuto mostrarsi accattivanti nel tentativo di avviare il recupero dei voti persi rispetto al 2010.

Invero, il voto di fine maggio aveva messo sufficientemente in evidenza la confusione che regna nel mondo politico aronese; la seconda lista di minoranza, che dovrebbe fare da argine alla maggioranza, mostra d'essere condizionata dal dialogo in corso tra Lega e Forza Italia su possibili future alleanze a livello nazionale, regionale ed anche provinciale, sicché la maggioranza di fatto si è ulteriormente rafforzata e di riflesso anche l'altra forza di minoranza si è indebolita.

Se tali sono i rapporti di forza all'interno del Consiglio, non si comprendono le ragioni per cui il gruppo di maggioranza abbia voluto oggi riproporre la modifica del regolamento interno che, nell'anno 2010, aveva rinunciato di approvare, ritirando l'argomento già posto dall'odg: debolezza allora o forza oggi?

All'epoca la modifica mirava ad ostacolare in qualche misura la divulgazione di fatti comportamentali non certamente edificanti per la Civica Amministrazione, verificatesi nel corso delle sedute consiliari del quinquennio 2005/10 e, fatta eccezione per qualche isolato episodio, non si sono più ripetuti nel corso della passata Amministrazione.

Certo è che nell'intervallo temporale intercorso fra le due ipotesi sopra poste vi sono stati accadimenti politici che hanno indotto la “governance” municipale a mostrarsi com'è, piuttosto che apparire quella che non è.

Senza ricorrere ad analisi particolari per testare l'efficienza di una Civica Amministrazione, basterebbe più semplicemente osservare la condotta della minoranza. Piuttosto che metterla alle corde dovrebbe essere interesse della maggioranza augurarsi di avere una minoranza di qualità.

Sul bilancio poi ci saremmo aspettati un leggero miglioramento della pressione fiscale, sussistendo talune condizioni di favore, forse non più ripetibili nel corso del ciclo amministrativo.

Così non è stato e, ancora una volta, è stata perpetrata una sperequazione tra i singoli cittadini e la Pubblica Amministrazione, ancorché una decisione della Corte Suprema di Cassazione – a sezioni unite-, del 26 maggio 2015 l'avesse definita “obsoleta”, ponendo entrambi sullo stesso piano e dichiarando l'illegittimità dell'indebito arricchimento per l'Amministrazione a fronte del depauperamento del cittadino.

Ragion per cui abbiamo tratto nuova linfa per continuare, attraverso la procedura del contenzioso tributario, la contestazione sul raddoppio dell'addizionale irpef nell'anno 2014, il cui esercizio finanziario è stato chiuso per l'appunto con un avanzo d'amministrazione, peraltro inutilizzabile al momento.

 La procedura è sicuramente lunga ma ci rincuora il fatto  che davanti alla Commissione Tributaria la Civica  Amministrazione non può più contare sulla forza  dei numeri.
 
Pure a Pontida (cliccare su audio) il Sindaco ha sbraitato numeri, guardandosi bene dal precisare che quel 54%, per una strana combinazione del destino, è anche pari alla percentuale dei elettori che non sono andati a votare, sicché egli avrebbe dovuto e potuto esultare per la fiducia avuta solamente dal 28% degli elettori, sorvolando magari sui voti persi rispetto al 2010.