L'approssimarsi
dell'ultima scadenza fiscale dell'anno ci induce a svolgere qualche
considerazione sulla TARI, il cui gettito, com'è oramai chiaro ai
cittadini, costituisce il corrispettivo del servizio di
smaltimento dei rifiuti.
Ora
che viene perseguita con determinazione (almeno
così si spera)
la differenziazione dei rifiuti
sembrerebbero
maturi i tempi per trasformare la “tassa”
in “corrispettivo”,
ovvero abbandonare il regime “ tributario” della tassa per quello
più “liberista” dell'applicazione del corrispettivo, strumento
più confacente alla gestione del servizio.
Non
comprendiamo invero il perché sia il Legislatore nazionale che
regionale (lo smaltimento dei rifiuti è materia di competenza delle
Regioni) mantenga ancora in vigore la facoltà dei Comuni di optare
per uno dei due regimi, procurando così ai cittadini non poca
confusione in occasione di pronunce giurisprudenziali in materia.
E il
recapito a casa dell'avviso di pagamento della TARI, con gli allegati
bollettini precompilati, tramite il servizio postale, procedura
sicuramente gradita ai cittadini rispetto alla ormai superata
notifica delle cartelle esattoriali, rappresenta nei fatti il
primo passo per lasciarsi definitivamente alle spalle il regime
tributario.
Incamminatisi
sulla strada della differenziazione spinta dei rifiuti, il
menzionato avviso di pagamento dev'essere coerentemente strutturato
con il percorso intrapreso.
Sicché
dall'importo da pagare, indicato nell'avviso, deve necessariamente
emergere il valore della quota fissa, determinata applicando
alla superficie dell'alloggio e dei locali di pertinenza le tariffe
per unità di superficie parametrate al numero degli occupanti, e
il valore della quota variabile, costituita da un un
valore assoluto rapportato al numero degli occupanti.
Queste
informazioni, riportate nell'avviso di pagamento come già altri
Comuni fanno, favorirebbero una riflessione dell'utente sul
vantaggio che può trarre, differenziando bene e meglio i
rifiuti di casa.
Modificare
dunque la comunicazione della TARI, al momento puramente
indicativa dell'importo da pagare pur se distinto per abitazione e
pertinenze, costituirebbe un utile stimolo a spingere sempre
più le famiglie alla differenziazione dei rifiuti (la cui
percentuale, ancora bassa, non qualifica Arona come comune
virtuoso) e renderebbe maggiormente trasparente il
calcolo della somma dovuta.
Avendo
già, nel precedente scritto, ironizzato sulla locuzione “cultura
della legalità”, che compare nella delega del reintegrato
assessore, ci pare ora utile, in relazione a quest'ultima
considerazione, puntualizzare che “cultura della legalità”
è essenza naturale, di cui tutti siamo allo stesso tempo
produttori e consumatori; questa, nel tessuto sociale di un
territorio, si propaga unicamente col “dare l'esempio”
e attraverso “l'emulazione”,
di sicuro non per “imposizione”.
* già postato in aronanelweb